Laboratorio di disegno per il Design B
Corso di laurea triennale in Design
Docente
Alessandra Bosco
Collaboratore
Orsetta Rocchetto
Un laboratorio di Disegno completamente analogico in un Corso di laurea in Design nel 2020? Ma il disegno è ancora in grado di descrivere la complessità dell’atto progettuale? Certo, potrebbe sembrare una scelta poco attuale, contro tempo, anacronistica; la rivoluzione digitale ha coinvolto tutti – noi progettisti in prima persona – ma il disegno è un’attività cognitiva umana che ha da sempre garantito la “traduzione” tra realtà e immaginario. Le tecniche manuali della simulazione del reale sono sostituite dalle tecniche digitali, ma la rappresentazione dell’idea nasce sempre e comunque nei processi sinaptici della mente umana e trova prima espressione, tramite il principio di “manualità”. È mediante il disegno a mano che prende avvio il processo creativo di definizione tipico del progettista. In Premessa al disegnare Enzo Mari afferma: “se vuoi diventare un architetto (designer, n.d.r.) devi imparare a disegnare a mano libera… il computer è uno strumento utile… ma può essere usato quando finalmente si è capito cosa fare… (quando il progetto è terminato).”
Il Racconto degli Oggetti – Straordinari Ordinari
Nel laboratorio di Disegno per il progetto lo studente acquisisce la capacità di rappresentare, letteralmente rendere presente, riprodurre, rendere visibile, attraverso codici e convenzioni, ciò che sta osservando o immaginando. Prima di poter rappresentare ciò che si immagina e tracciare le proprie intuizioni progettuali, l’attenzione ricade su ciò che hanno progettato altri prima di noi. Oggetti di uso quotidiano come arnesi da lavoro e strumenti di cucina costituiscono, insieme ad oggetti di design, la palestra su cui esercitarsi osservando e riflettendo in un dialogo aperto tra studenti e docenti.
Si lavora sull’analisi formale, individuando e restituendo sul foglio le regole geometriche che sottostanno alla complessità delle cose, si lavora sull’analisi funzionale proponendo schemi e storyboard di contesti d’uso, si lavora da un punto di vista semantico, ergonomico e antropometrico ragionando sulla relazione e l’interazione tra l’uomo e gli oggetti.
Una parte del corso è dedicata alla restituzione dell’oggetto mediante disegno tecnico. Alla fase di schizzo e di rilievo dell’oggetto segue quindi quella di realizzazione di proiezioni ortogonali, sezioni e assonometrie che rendono il disegno codificabile da chiunque. Il laboratorio si conclude con un workshop di renderizzazione a mano in cui attraverso l’uso di matite, pastelli gessi e pantoni ciascuno studente ricerca il proprio linguaggio per esprimersi.
Vico Magistretti, lampada Eclisse (Laura Ermedi)
De Pas, D’Urbino, Lomazzi, appendiabiti Sciangai (Emma Corbelli)
Il compasso (Angelica Elisa Vanni)
Il coltellino svizzero (Giacomo Carlini)
La cinepresa (Davide Marchetti)
Prof.ssa Alessandra Bosco