Hybrid Media Design

Corso di laurea magistrale in Design

Docente

Francesco Mantovani

Davide Di Gennaro

Il corso approfondisce a livello teorico e progettuale i temi del visual e del motion design, concentrandosi sul valore interdisciplinare del progetto.

Gli studenti devono indagare un tema dato dai docenti (e ogni anno differente) attraverso una ricerca individuale, realizzare un proprio concept e successivamente svilupparlo nei formati richiesti, cercando soluzioni grafiche ibride che possano essere efficaci su media differenti.

Il coordinamento visivo e concettuale dei supporti, insieme a una narrazione efficace del concept, sono al centro della sperimentazione del corso. L’obiettivo è sviluppare la capacità di utilizzare in modo contestualizzato diversi linguaggi,

sfruttando il graphic design e il motion design come veicoli di informazione.

Quest’anno abbiamo fornito agli studenti il tema dell’«Invisibilità», e abbiamo dato due supporti su cui declinare un progetto: un trentaduesimo di grande formato non rilegato (ibrido tra pubblicazione e oggetto espositivo) e un video di motion graphic verticale.

Ogni gruppo ha analizzato il tema e ha scelto un diverso aspetto dell’invisibilità, ha individuato un linguaggio visivo coerente e ha creato una narrazione integrata tra i due supporti.

L’ARIA CHE RESPIRI

Di Irene Bacherotti e Stefania Papa

Il progetto racconta la tematica dell’inquinamento atmosferico chimico, cercando di dare un volto all’altra faccia dell’aria, quella invisibile e nociva, attraverso un linguaggio grafico semplice e chiaro.
Nella prima parte del trentaduesimo è stato assegnato un codice visivo agli elementi di base (ossigeno, carbonio, idrogeno, zolfo e azoto) utilizzando due forme geometriche elementari, il cerchio e il quadrato. Successivamente, associando queste forme tra di loro, sono state create delle composizioni che evocano delle maschere, totem misteriosi che rappresentano il vero volto dell’aria. Nella seconda parte della pubblicazione viene presentata un’analisi dei dati raccolti, con gli andamenti temporali di tre specifiche sostanze (anidride solforosa, benzene, monossido di carbonio) e successivamente l’indice della qualità dell’aria di cinque capoluoghi italiani.

IL VOLTO DEL BUIO

Di Alessia Fallarino e Michele Tunzi

La bioluminescenza è un fenomeno che prevede l’emissione di luce da parte di organismi viventi, ed è visibile solo in assenza di luce. Nel progetto è raccontata sulla base dell’impressione che l’uomo ha del fenomeno, percepito come una sorta di “pattern luminoso”, composto da minuscole particelle di luce. Le rappresentazioni dei vari organismi sono realizzate tramite spargimento di polveri bianche su fondo scuro, e sono accompagnate dalle descrizioni scientifiche dei soggetti cui si riferiscono. Il titolo scelto è “Il volto del buio”, un’espressione che si basa sullo scopo ultimo del progetto, ovvero svelare un lato inedito del buio che, contrariamente all’immaginario comune, non nasconde, ma rende visibile ciò che alla luce non lo è.

BORDERS

Di Lucrezia Ghinassi e Salvo Pitingaro

Borders è un atlante che racconta i confini, linee invisibili che determinano la nostra percezione del mondo.

Attraverso le mappe dei confini italiani sono stati individuati e analizzati quattro punti dell’arco alpino di particolare importanza, evidenziando le reti di mobilità che collegano l’Italia con i paesi vicini.

Queste vie di comunicazione sono molto più significative rispetto alla traccia che convenzionalmente li separa: i confini vengono arricchiti da storie, questioni sociali, ricerca, identità e radici.

La narrazione di Borders offre dunque visibilità a ciò che nelle mappe viene comunemente nascosto.

IL TEMPO DI UN ATTIMO. BATACLAN 2015.

Di Alessia Gravina e Arianna Terenzi

Esiste una doppia visione del tempo: una oggettiva e una soggettiva. La prima è quantificabile – il tempo delle lancette – l’altra è fluida e variabile – il tempo percepito. Ognuno ha una propria dimensione temporale la cui percezione dipende dalla circostanza e dallo stato d’animo.
Il progetto presenta una riflessione visiva sulla percezione del tempo relativa all’attacco terroristico al Bataclan di Parigi, avvenuto il 13 novembre 2015 tra le 21.40 e le 21:48. In un avvenimento così traumatico, il tempo percepito da ogni persona presente si è improvvisamente alterato, dilatato o compresso.

L’elaborato racconta i momenti dell’attacco e quelli immediatamente successivi attraverso un particolare trattamento della tipografia e della fotografia. Le forti testimonianze di chi è sopravvissuto e il materiale fotografico d’archivio sono stati alterati visivamente, creando manipolazioni formali che vogliono trasmettere le diverse percezioni dell’evento.